14 Febbraio 2014

Presentazione del libro di Corrado Levi

SOGGETTIVITÀ OPERE LUOGHI (et al. edizioni 2013)

Presentazione di Margherita Morgantin

Per questa breve riflessione sono partita dall’ultima frase del libro di Corrado Levi, e l’ho sfogliato un’altra volta al contrario: «… Con questi incroci di sensazioni mi pongo la duplice domanda: si può ricercare un senso della propria vita o va considerata per episodi, per parti…»

 

Ripercorrendo il libro con questa immagine di una sintesi impossibile, ho trovato che in effetti nel lavoro di Corrado non c’è sintesi, c’è un percorso di disarticolazione delle forme, anche concettuali: ho trovato essenzialità, ma non sintesi.

 

Sto usando il termine sintesi in questo modo: come un movimento sospetto del pensiero che fa di un A + B una terza entità che ha subito una prepotenza, una specie di imbroglio. La diffidenza verso il movimento mentale di sintesi viene dalla sensazione che questa operazione nasconda qualcosa come un abuso di potere, una sensazione alla quale siamo sottilmente abituati, un fatto estetico; come se la ricerca del piacere nell’arte, attraverso la sintesi, fosse la conferma pacificante del mistero di un’ingiustizia.

 

Qui c’è la differenza di un procedere poetico incerto, che non sintetizza ma isola, scava, perde.

Una lingua scarna e asciutta che poi si prende delle ondate di ridondanza, la differenza appunto tra essenziale e sintetico.

 

C’è un’architettura senza regola automatica di coabitazione, che mette semplicemente in tensione elementi, anche in aperto conflitto, senza cercarne una ‘sintesi’ formale o spaziale: (Casa con due punti di fuga, 1962; Casa casuale 1992; Casa quadrata con percorso circolare 2001. ..).

Non è mancanza di rigore, è la disciplina interiore dell’ascolto: l’estetica della responsabilità personale di ogni segno (Lettere dell’alfabeto abitabili: Piante lettere dell’alfabeto, progetto di studente, 1986; Pianta onda, 1997; Alloggio patriarcale, 2001). Poi da Due pesi e due misure (1990-1993) una serie straordinaria di lavori fino a Salto epistemologico (1987) in cui cerca di vedere le lunghezze d’onda con una lente di ingrandimento puntata su una radiolina a sua volta appesa ad una tavolozza da pittore senza colori. Con qualcosa sempre lasciato all’inconcludenza, anche nel tratto di matita, che rende questi segni, inevitabilmente, dei talismani d’amore. (Temerario compratore… ecc., p. 123).

 

Muovo da un negativo ma penso ancora alla parola sintetico, come a qualcosa di attuale, sofisticato e inautentico, che non c’è nel lavoro di Corrado Levi: molecole artificiali, tessuti sintetici, sintesi vocale, sintetizzatore, droghe di sintesi, e la tecnologia figlia inevitabilmente di un processo di sintesi. È più la restituzione della molecola integrale quella che vedo nel suo lavoro, molecole da macrobiotica nel senso della ‘grande vita’: ricerca di non soluzione degli opposti. Come un catalogo di materiali. Il confronto con luoghi, spazi e corpi dai quali si lascia attraversare senza semplificarli, e senza lasciarsi sintetizzare, fa per me di questo libro e di questo percorso un catalogo di possibilità.

 

(Margherita Morgantin, Libreria delle donne, Milano, 15 gennaio 2014)

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