25 Gennaio 2008

Spedito dopo l’incontro al Circolo della Rosa del 16 Febbraio 2008 su: Aborto. Che cosa dire, come dire, chi ascoltare, come ascoltare

 

Sono rimasta molto colpita dal dibattito di sabato 16.2 sull’aborto. Era la prima volta che partecipavo ad un incontro in questa sede ho avuto l’impressione di essere arrivata a discorso già iniziato per qui alcune cose non mi sono risultate chiare e per altre si percepiva che era già parte di un percorso avviato. Comunque mi è sembrato di rivivere una situazione già vista. Premettendo che ho quasi 50 anni, mi sono rivista proiettata in una sequenza di infinite discussioni dove si tentava di essere analitiche e rispettose, di coinvolgere tutto e tutti, di essere corrette (vedi anche il rispetto del dolore provato dal feto!!) ed intanto l’altro ti picchia, ti violenta, ti impedisce di accedere alla cultura, all’indipendenza e se in qualche caso non ci riesce ti fa impazzire con i sensi di colpa. Continuiamo così a farci del male. Per me i piani dell’agire per lo specifico dovrebbero essere due separati ma interdipendenti. Uno è quello culturale-emotivo di agire e spingere per una consapevolezza diversa sulla nostra sessualità e quella maschile. Il secondo e quello della difesa immediata dell’essere “donna”. Mi sembra che il senso di sorellanza, di appartenenza in questi anni si sia un pò perso proprio per aver abbassatoto la guardia e per il cambiamento dei processi sociali. Così come per il mondo del lavoro dove questo ormai si è così articolato e sgretolato che ora si parla come non si faceva più da tempo di “classe operaia” (vedi documentario della Comencini e dibattiti sindacali ecc.) così come l’appartenenza sta riprendendo piede, sta ridiventando un’esigenza, così dovrebbe ridiventarla per noi. Siamo donne non solo lavoratrici, manager, intellettuali, politiche, casalinghe ecc. In oltre penso che abbiamo sbagliato a dare per scontato che certe conquiste siano diventate intoccabili, siano diventate valori etici-morali. Le nuove generazioni sono senza memoria. Come vedere certi documentari su come è cambiata la società, la classe operaia, come è importante avere “il giorno della memoria” per gli eccidi del nazismo, il 25 aprile per la liberazione così dovremmo riprenderci il significato politico della memoria per continuare con le giovani generazioni che tutto ciò non lo hanno vissuto in prima persona. Mi sembra che questi continui attacchi siano come il colpo di coda dello squalo che sta per essere catturato: l’uomo che perde potere in tutti i campi (culturale, politico, economico) perchè si deve confrontare con donne sempre più preparate, autonome e consapevoli e gioca ancora la sua carta più profonda e intima, quella del dominio del nostro corpo sotto tutti gli aspetti, da quelli bassi della violenza fisica a quelli più sofisticati dell’agire sull’inconscio e sui nostri vissuti. Certe volte penso che sia l’invidia del non poter generare che li ha spinti a volerci controllare oppure è il loro senso di potere smisurato che vogliono perpetuare. Comunque chè l’urgenza di trovare molteplici modi per riaprire il dibattito e ridiventare parte attiva sulla scena politica, e dico molteplici perchè per me non basta ritrovarsi tra noi in “circoli protetti” come non basta la piazza, anche se ritengo che questa visibilità sia importantissima. Ma per riaccendere le coscenze serve anche altro: dal volantinaggio alle assemblee pubbliche, all’accettazione, anche se a malincuore, delle quote rosa, al sostegno di donne “illuminate” che facciano da modello, da apripista forse con un po’ più di audacia. Non so, ma so solo che da sole non ce la si fa. Riflessioni sparse ma spero utili e chiare per unirmi a questo confronto. Ciao ALMA

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