27 Novembre 2012

Donne in nero di Ravenna

Come in altre città italiane anche a Ravenna, nel 1991, l’opposizione di alcune donne alla guerra e alla partecipazione dell’esercito italiano alle azioni militari nel Golfo Persico trovò affinità e sostegno nel pensiero e nelle pratiche politiche di un movimento pacifista e femminista che dalle sue origini israelo-palestinesi aveva preso il nome di “Donne in nero”. Da allora abbiamo manifestato, in lutto e con la forza riflessiva del silenzio, la necessità della pace, il rifiuto della guerra come mezzo di soluzione dei conflitti e di ogni forma di violenza.
Testarde, abbiamo contribuito a tessere reti di relazioni fra donne che vivono in luoghi difficili: donne afghane, kurde, algerine, delle terre balcaniche, colombiane, argentine, palestinesi e israeliane sono amiche che ci aspettano e con le quali manteniamo relazioni, vuoi mediate dai coordinamenti nazionali ai quali riusciamo a partecipare abbastanza numerose, vuoi attraverso esperienze dirette di alcune di noi a Ulcinj (Montenegro), a Novi Sad (Serbia) e a Gerusalemme.
La partecipazione italiana alla guerra nel Kossovo del 1999 ha determinato una richiesta di confronto reciproco in tante donne della città; a questo intreccio di relazioni abbiamo preso parte e portato il nostro contributo.
Ora molte di queste amiche, pur operando in luoghi diversi, intervengono anche oggi alle nostre uscite in piazza secondo le modalità da noi privilegiate. I volantini distribuiti in quelle occasioni portano la firma “Donne in nero e non solo”.
L’ultimo sit-in pubblico organizzato per dare valore al viaggio “Fine anno a Gerusalemme per costruire la pace” ci ha viste impegnate con gruppi misti, in silenzio insieme a noi. Con questa novità abbiamo chiuso il 2001.
Durante i dieci anni di attività molte energie sono state spese nella riflessione sul pensiero femminista e pacifista e sul pensiero della differenza sessuale. In passato il percorso di riflessione si è intersecato con un Corso di Storia e Pensiero delle Donne tenuto presso l’Università per la Formazione Permanente degli Adulti, ma abbiamo sempre privilegiato lavori di approfondimento in autogestione, soprattutto attorno a quelle pensatrici calate nell’analisi politica del proprio presente storico e importanti per noi nella ricerca della libertà femminile. Il filo rosso di autorità femminile ci trasporta spesso lontano nel tempo e vicino al pensiero della differenza di cui seguiamo lo sviluppo anche attraverso la partecipazione di alcune di noi ai seminari di Diotima.
Spesso i nostri percorsi di riflessione si concludono con iniziative pubbliche alle quali invitiamo a parlare donne di cui abbiamo discusso in gruppo gli scritti. Da tre anni realizziamo Progetti in collaborazione con una Circoscrizione del Comune di Ravenna.
La strada intrapresa è lunga e sempre più difficile, ma la costruzione di una cultura e di una politica di nonviolenza è l’unica possibile e passa innanzitutto dall’opposizione a qualsiasi forma di identificazione nazionalista e di appartenenza unica, perchè fondate sullo stesso dispositivo che ha reso possibile la costruzione del patriarcato.

 

Donne in nero e non solo
RAVENNA

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