10 Febbraio 2023
Avvenire

Osipova sfida la guerra dello zar ma le sequestrano i manifesti

di Riccardo Michelucci


La mostra di opere d’arte di Elena Osipova doveva rimanere aperta nel centro di San Pietroburgo fino al 24 febbraio, primo anniversario dell’attacco russo all’Ucraina. Così avrebbe voluto l’anziana artista che aveva deciso di esporre una trentina di manifesti contro guerra nei locali del partito di opposizione russo Jabloko. Uno di essi mostra il volto di una bambina, i capelli biondi e gli occhi grandi, con la scritta «mamma ho paura della guerra» in lingua russa e ucraina. In un altro spicca invece una gru bianca in cui si legge « La Russia è in lutto. Si pente. La Russia non è Putin». Alcuni giorni fa, durante l’inaugurazione, la settantasettenne Osipova ha spiegato a un piccolo pubblico di giovani che la mostra voleva essere un atto di protesta ma anche di pentimento per quanto sta facendo il Cremlino in nome del popolo russo. Qualcuno, osservando le pareti ricoperte di manifesti, le ha chiesto se aveva paura. «No – ha risposto lei – ormai sono vecchia e non ho più paura di niente. Perché mai mi viene impedito di dire o di fare qualcosa nel mio Paese, nella mia patria, se lo faccio in modo pacifico, senza armi? La Costituzione russa me lo permette ma è stata sospesa». Poi ha aggiunto che il suo sogno più grande sarebbe quello di assistere al pentimento di Putin e vedere finalmente adottato un trattato che vieti l’uso delle armi nucleari in tutto il mondo. L’inaugurazione è filata via senza problemi ma il giorno dopo sono arrivati gli agenti di polizia. Hanno fatto irruzione nel palazzo sostenendo che ci fosse un allarme bomba e, dopo aver transennato l’edificio allontanando tutte le persone presenti al suo interno, hanno messo al lavoro i cani anti-esplosivo. Non hanno trovato alcun ordigno, ma nel corso dell’ispezione hanno requisito una ventina di manifesti dell’anziana artista il cui contenuto configura, secondo loro, un’ipotesi di reato. Il solito reato: diffusione di informazioni «false» sull’operazione militare in Ucraina per screditare l’operato delle forze armate della Federazione russa. Se l’accusa sarà confermata Elena Osipova rischia di finire in carcere nonostante l’età avanzata e le sue precarie condizioni di salute. La mostra di manifesti di qualche giorno fa non era che l’ultima di una lunga serie di azioni di protesta inscenate da questa insegnante d’arte in pensione che col tempo si è guadagnata l’appellativo di «coscienza di San Pietroburgo». Le prime risalgono addirittura agli anni ’90, ai tempi delle guerre in Cecenia. Per aver manifestato pubblicamente il suo dissenso contro il Cremlino è stata arrestata in più occasioni, anche prima dell’invasione dell’Ucraina. In città la conoscono tutti e lei ormai conosce di persona molti agenti di polizia. Spesso quando la fermano chiudono un occhio e preferiscono riaccompagnarla a casa sua, invece che portarla in caserma. Gli anni che passano si fanno sentire e protestare per le strade diventa sempre più faticoso, perché le gambe e le braccia le dolgono e non riesce più a reggere i manifesti a lungo. Ma questa piccola donna dai capelli grigi non demorde e trova ancora la forza per continuare a esprimere il suo dissenso. Stessa sorte anche per Lija Achedžakova, una delle più celebri attrici in Russia: è stata epurata dallo storico teatro di Mosca Sovremmenik dove lavorava da quasi cinquant’anni: era critica nei confronti della guerra.


(Avvenire, 10 febbraio 2023)

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