30 Ottobre 2013

Case di tolleranza e sistema penale: dall’abolizionismo della legge merlin al regolamentarismo dei comuni olandesi


TESI DI LAUREA (ABSTRACT)
DI VIVIANNE PELLECANI

 

RELATORE: Fabio Basile

 

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA a.a. 2010/2011

Generalmente, con il termine prostituzione si indica l’attività di chi offre prestazioni sessuali, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro.

Sin dai tempi più antichi, l’esercizio di questa attività ha suscitato reazioni contrastanti, poiché in grado di coinvolgere non solo la politica, il diritto e la sanità, ma anche e soprattutto temi cari all’etica e alla morale. Di conseguenza, a seconda delle varie epoche storiche, la prostituzione ha ricevuto tipologie diverse di regolamentazione: politiche fortemente influenzate dal sentire comune, dall’ordinamento ecclesiastico, dalle conoscenze mediche, dalla situazione socio-economica esistente, dalla posizione giuridica assunta dalle donne e dal loro ruolo nella società, dal bilanciamento delle forze politiche in gioco.

Il presente lavoro di tesi mira innanzitutto a ricostruire e studiare il rapporto intercorrente tra i luoghi in cui, in passato, la prostituzione era accettata, nel rispetto di determinate condizioni (le cosiddette “case di tolleranza”) e il relativo sistema di riferimento penale. Le esperienze prese in considerazione saranno quelle di due democrazie occidentali: l’Italia e l’Olanda.

Lo scopo è comprendere non solo lo stato dell’attuale disciplina legislativa in materia di prostituzione in entrambi i paesi, ma anche le circostanze storiche e socio-culturali che hanno influenzato le rispettive scelte politiche, i valori e gli obbiettivi perseguiti nonché la funzionalità o meno dei sistemi realizzati rispetto ai fini originariamente prefissati.

Il primo capitolo, in particolare, costituisce una sorta di introduzione comune: in esso descrivo i tre principali sistemi applicabili alla prostituzione (proibizionismo, regolamentarismo e abolizionismo). A seguire, un breve excursus della legislazione internazionale in materia di prostituzione e, più in generale, di contrasto della tratta e della schiavitù.

Quello della prostituzione si presenta come un “problema” sociale, sanitario e soprattutto morale, di fronte al quale lo stato sente il bisogno di intervenire, per impedirne il dilagare.

Le prostitute, infatti, diventano il simbolo della devianza sessuale, della criminalità e del contagio venereo. Da qui la necessità e l’urgenza di case all’interno delle quali isolare queste donne, tanto temute dai borghesi poiché difficilmente inquadrabili nei tradizionali ruoli di madre, moglie e figlia.

Le case saranno chiamate “chiuse” perché oscurate da finestre e inferriate durante il giorno, in modo da rimaner nascoste ai passanti e soprattutto agli occhi della morale.

La verità è nella storia. Trasformazioni socio-economiche all’interno della società, soprattutto durante il Settecento, sovvertono completamente il ruolo della donna all’interno del mondo del lavoro e della famiglia. Di conseguenza, nasce e si sviluppa una nuova figura femminile, forte, autonoma, in cerca di lavoro e con una propria sessualità, che per la prima volta confonde e spaventa gli uomini e la società.

Inizierà così un lungo cammino, che porterà Italia e Olanda a sperimentare, a fasi alterne, regimi volti a regolare o perseguire l’esercizio della prostituzione, sullo sfondo di guerre, trattati internazionali e movimenti femministi che tenteranno di influenzarne le sorti.

Così, dopo aver ricostruito la storia legislativa della prostituzione a partire dall’Ottocento, in entrambi i paesi, la parte centrale della tesi intende affrontare il cuore della legislazione penale in materia di prostituzione. In essa, intendo descrivere il dibattito politico e culturale che ha condotto all’attuale scelta legislativa in materia di organizzazione e gestione delle “case di tolleranza”, i sistemi adottati dalle due nazioni e gli obiettivi perseguiti con le rispettive legislazioni.

In seguito, analizzerò più nel dettaglio la concreta disciplina della prostituzione, la quale è contenuta – rispettivamente – nella legge 20 febbraio 1958, n. 75, detta anche legge Merlin, dal nome della sua orgogliosa sostenitrice, e nell’art. 275f del codice penale olandese, incriminante il traffico di esseri umani nonché tutte le forme punibili di prostituzione (ovvero i casi di prostituzione involontaria o minorile). In Olanda, quindi, l’esercizio in sé della prostituzione, così come la proprietà o l’esercizio di un sex establishment, sono del tutto legali e vengono regolati in via amministrativa da ciascun comune tramite ordinanza).

In questo modo, intendo evidenziare come la normativa italiana sia incentrata sull’abolizione della precedente regolamentazione della prostituzione e sulla lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui (come risulta chiaramente dal titolo della legge Merlin) mentre quella olandese sia basata sulla differenziazione tra prostituzione volontaria, regolata a livello locale, in presenza di determinate condizioni, come un normale lavoro e prostituzione involontaria e minorile, inquadrate nel più generale reato di traffico di essere umani e perciò perseguite severamente dal codice penale.

L’ultima parte, infine, intende descrivere le conseguenze pratiche delle politiche descritte: in essa tenterò di evidenziare i rispettivi successi e fallimenti in relazione agli obbiettivi inizialmente prefissati, le critiche sollevatesi e le proposte di modifica.

La storia legislativa della prostituzione si rivela così la storia di una lotta: quella delle donne verso una nuova forma di emancipazione, di natura sessuale. Un cammino lungo, sanguinoso, pieno di ingiustizie e di discriminazioni. Un percorso che riflette ancora oggi la difficoltà incontrate dell’uomo ad accettare il cambiamento e soprattutto l’evoluzione del ruolo delle donna all’interno della società. E lungo il quale i suoi protagonisti hanno combattuto fino alla fine perché stato e morale regnino divisi, riconoscendo il diritto di scegliere e di svolgere il proprio lavoro con uguaglianza e dignità.

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