18 Gennaio 2013

Presentazione di Odile per il premio Zerman

Luisa Muraro e Vita Cosentino

Siamo entrate in contatto con “Talents de femmes” attraverso Odile Sankara, che è nel gruppo fondatore di questa associazione.
Odile Sankara è un’artista burkinabé di teatro e di cinema. La sua specialità è la narrazione: raccoglie le storie del suo paese, il Burkina Faso, e le sceglie per raccontarle in francese -lingua ufficiale per via della colonizzazione – ma con lo stile tradizionale africano, accompagnandole con il canto e la danza. Nel teatro gioca la sua passione politica, come possibilità di esprimere ciò che ha da dire, di entrare in contatto con le donne e i contadini dei villaggi e discutere con loro. Lei e la sua associazione fanno teatro come presa di coscienza femminile e valorizzazione della donna artista. Anche da parte nostra, in questo momento storico di grande cambiamento della posizione della donna nella società, è maturato di recente un interesse politico per questo linguaggio, per la capacità che ha il teatro di creare simbolico nel suo essere un’arte che fa passaggio, crea realtà ulteriori, è “vita potenziata”.
Odile è una donna bella nel viso e nel portamento e quando è in Occidente – come in questi mesi con una borsa di studio per tenere seminari a Belfort (Francia) – mostra nelle scelte di vita ed anche nell’abbigliameto la fedeltà alle sue radici, senza ostilità all’Occidente da cui accetta delle contaminazioni culturali. E’ profondamente legata alla terra che ama e dove vuole continuare a vivere, migliorandola. E’ nata nel 1964, anno dell’indipendenza del suo paese, da bambina è vissuta in campagna, di villaggio in villaggio secondo gli usi della tradizione, poi ha studiato nella capitale Ouagadougou, dove si è laureata in lettere nel 1990. Nel Œ92 assieme ad altre donne e alcuni uomini ha fondato l’associazione “Talents de femmes”, per promuovere l’eccellenza femminile nel teatro, nella letteratura, nell’artigianato. L’associazione in questi anni ha realizzato spettacoli, promosso discussioni, organizzato festival. Attualmente Odile tiene molto a un’idea appena nata e che ha bisogno di sostegno anche finanziario: il “Progetto per sostenere la formazione letteraria delle ragazze delle scuole superiori”, con l’obiettivo di interessare le ragazze alla scrittura e contribuire all’emergere di giovani scrittrici nel Burkina Faso. Proprio quest’ultimo progetto è quello che più ci parla di una strada di libertà femminile cercata per sé e per le giovani attraverso il saper parlare di ciò che si vive, di ciò che si sa o si desidera, la strada simbolica della parola, pur in mezzo a difficoltà e problemi di cui Odile è ben consapevole.
Sankara è un cognome famoso nel suo paese e in tutta l’Africa: suo fratello Thomas Sankara è stato l’amato presidente del Burkina dal 1983 al 1987, anno in cui è stato ucciso. A lui si deve il cambio del nome, da Alto Volta imposto dai francesi a “Paese degli uomini onesti”, così all’incirca si possono tradurre le parole Burkina Faso. E lui onesto era davvero, come primo atto al suo insediamento ha venduto tutte le Limousine governative per sostituirle con semplici Due cavalli. Proprio a quegli anni rivoluzionari si deve il risveglio culturale che tuttora anima questo paese dell’arido Sahel che è tra i più poveri dell’Africa, ultimo o penultimo in tutte le statistiche sugli indici di sviluppo. Pure Ouagadougou è la sede riconosciuta del Festival del cinema panafricano, negli anni dispari, e in quelli pari della Fiera dell’arte e dell’artigianato.
Abbiamo conosciuto Odile Sankara grazie a Serena Sartori, nota come direttrice artistica del Teatro del Sole, e più di recente fondatrice con altri del Centro teatrale interculturale Koron Tlé, vero ponte tra Italia e paesi dell’Africa francofona e punto di riferimento riconosciuto per la sua ricerca culturale, teatrale e pedagogica. Odile si è rivolta a lei mentre era a Ouagadougou, e Serena di ritorno a Milano ha fatto da tramite invitandola perché potesse esporre ad alcune della Libreria delle donne i suo progetti, ma anche il suo bisogno di incontri, di attenzione, di idee per pensarli meglio. Ne è nata una relazione di scambio che non vogliamo si riduca a un puro aiuto economico, perché, almeno finora, ha creato capacità di capire, di conoscere e di riflettere insieme su quella che noi chiamiamo “politica del simbolico”. Abbiamo trovato forti coincidenze perché questa associazione, per proprio conto, aveva imboccato questa strada e noi nell’ambito della riflessione su libertà senza emancipazione siamo interessate a intensificare il rapporto. Via Dogana ha pubblicato il suo progetto sul n. 61 dedicato appunto a “Libertà senza emancipazione”, poi nel dicembre 2002 la Libreria l’ha invitata a Milano organizzando un incontro pubblico al Circolo della Rosa, di cui “il manifesto” ha pubblicato una parte a firma Luisa Muraro, e Silvia Giacomini di Radio Popolare l’ha intervistata per la trasmissione Melampo di Bruna Miorelli.

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