27 Febbraio 2017
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Annette Messager – La Messaggera di Villa Medici

dal 09/02/2017 al 23/04/2017

VILLA MEDICI – ACCADEMIA DI FRANCIA

Viale Della Trinità Dei Monti 1 – Roma – Lazio

di Helga Marsala

Il perturbante. Aggettivo di freudiana memoria che ha in sé una sintesi ambigua, fortissima: ciò che è familiare e ciò che fa paura, in un’immagine sola. Da qui l’inquietudine. Attrazione e terrore, intimità e sgomento. E siamo in un territorio che potremmo definire l’estetica della soglia, del transito. Annette Messager (Berck, 1943), tra le maggiori artiste europee viventi, premiata nel 2010 col Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, arriva a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma, per il nuovo ciclo espositivo Une, a cura di Chiara Parisi.
E questa passione per l’inquieto, per l’enigmatico, per ciò che perturba, celando e rivelando a piacere, torna anche qui, come una costante del suo sguardo, del suo sentimento per l’esistenza.
Per me è inquietante tutto quello che è ‘familiare’, tutti gli oggetti di cui ci circondiamo,
quello che succede nelle nostre vite, quello che succede nell’attualità”, ci dice. “Per me non esistono il surreale e l’immaginazione, la vita è più forte. (…) La vita, per me, è un turbamento permanente”.
Che non è paura, o non semplicemente. È lo stupore per una bellezza soverchiante, da cui si intravede l’inaudito, l’incomprensibile, e che però è anche un bastimento di memorie d’infanzia, di relazioni affettuose, di passioni e godimenti, di potenza laterale ed energia impetuosa. Come quella delle donne.

E sul femminile riflette spesso, Annette Messager. Della difficoltà d’essere artiste e di conquistare spazio, credibilità, autorevolezza. Le donne spaventano? “Quando ho cominciato il mio lavoro mi chiamavano la fattucchiera”, aggiunge. “La parola utero viene dalla parola isteria, e il sangue che cola ogni mese… Tutto questo può fare paura ancora oggi”. E allora piccoli uteri diventano la decorazione di una carta da parati, nell’ex atelier di Balthus, mentre in giardino una lunga chioma oscilla al vento, brandita dal Mercurio bronzeo del Giambologna. E ancora un’esplosione di serpenti di peluche è come acqua che zampilla dalla celebre Fontana della Loggia, mentre animali di foglie sono scolpiti tra le siepi. Tutto si mimetizza, tutto è frammento che sbuca e risuona, insinuandosi docilmente.
All’interno, la grande scalinata centrale è sovrastata da Eux et Nous, Nous et Eux (2000), una pioggia di creature bizzarre, animali impagliati ibridati con peluche, specchi, matite colorate, guanti neri: la poetica dei corpi per la Messager è sempre un fatto di smembramenti, accumulazioni, ombre sotterranee e fascinazione. Una “geografia amorosa”, la chiama lei, citando i frammenti di Barthes. Corpi a pezzi ma che non raccontano il dolore: piuttosto “la tenerezza”.
Chiude il percorso una grande installazione del 2004, Histoire de traversins: cuscini rigati, a evocare le divise dei prigionieri di Auschwitz, si fanno architetture morbide, enormi covi d’incubi e di meraviglie, da cui sbucano maschere e micro personaggi. Torna la malia del perturbante. Mentre dall’altra stanza, come un canto, risuonano parole scritte sul muro, con fili di pazienza a cui appendere giochi e vecchi pupazzi: jelousie, spasme, love. Lo spasmo, la gelosia e la passione. Ancora una volta la vita, a tenerci per le viscere e all’altezza del cuore.

– Helga Marsala

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