6 Gennaio 2009
il manifesto

Fotografia “indiana”, gli sguardi intensi e fieri di un sindacato unico al mondo

 

di Laura Salvinelli


La giovanissima sigaraia ha uno sguardo fiero, quasi arrabbiato. Le operaie muratrici sono troppo intente nel lavoro, mattoni e filo a piombo, per guardare l’obiettivo: vediamo soprattutto le loro mani, decorate con l’henné. Le lavoratrici della ferriera si lasciano andare a un sorriso, visi invecchiati anzitempo. Non così le dai, le levatrici: i loro sguardi rugosi sono seri, quasi scrutatori, straordinariamente intensi. Ritratti in bianco e nero da cui strabocca energia, determinazione, e non è un caso: le donne fotografate da Laura Salvinelli fanno parte di un’esperienza unica al mondo. Esposte a Roma sotto il titolo Indiana, accompagnate da testi di Mariella Gramaglia, quelle foto sono in effetti un reportage su Sewa, o «Self Employed Women’s Association», sindacato di lavoratrici autonome in India.
Esperienza unica davvero, Sewa. Nata dalla tradizione gandhiana (nella città del Mahatma, Ahmedabad, nello stato nord-occidentale indiano del Gujarat) si è sviluppata in modo autonomo a partire dal 1981 come un vero e proprio sindacato di lavoratrici «auto-occupate», cioè senza contratto di lavoro, in quella che in India è spesso definita «economia informale». Sono le venditrici ambulanti, ricamatrici, cuoche, le donne che vanno a raccogliere stracci e materiali da riciclare nelle discariche (eccole nei ritratti di Laura Salvinelli: sacca di plastica sulla spalla, piedi scalzi e visi dignitosi in quella distesa di rifiuti e liquami che la bellezza delle foto rende quasi accettabile, come in certi inferni umani di Joao Salgado). O le sigaraie di bidi, la sigaretta dei poveri: foglie di tabacco raschiate, tagliate e arrotolate da donne pagate a pezzo. Nello slum di Dudhisswar eccole raccolte in gruppo, all’ombra di una veranda: Sewa ha condotto battaglie memorabili perché fossero riconosciute e trattate in modo degno, e oggi a Ahmedabad organizza circa diecimila sigaraie. Ecco poi le donne che arrotolano stoppini, quelle che fabbricano bastoncini di incenso. O quelle che riciclano il metallo, come l’anziana signora che qui vediamo accoccolata come un buddha davanti alla sua incudine. Lavoratrici urbane e rurali – come le fierissime artigiane della tribù dei rabari, madre e figlia, occhi color acqua.
Lavori umili, considerati marginali, ma è proprio contro l’idea di marginalità che si batte Sewa: tutelare e ridare dignità e orgoglio al lavoro delle donne. In questa galleria vediamo hindu e musulmane, come le ragazze che arrotolano le dupatta, lunghe sciarpe increspate in piegoline: nulla nel loro aspetto le distingue dalle giovani hindu, ma la didascalia ci ricorda che oggi a Ahmedabad tra i musulmani domina la paura, dopo che nel febbraio 2002, con la complicità del governo in carica, interi loro quartieri sono stati dati alle fiamme da estremisti del partito ultranazionalista hindu.
Sewa è un sindacato dunque, con oltre un milione di iscritte e una leadership femminile – la fondatrice Ela Bhatt è ritratta qui con il suo sguardo calmo e determinato, e così le più giovani leader che hanno raccolto la sua eredità. Ma è anche un movimento di donne che lavora per l’accesso alla salute, all’istruzione, organizza forme di microcredito e di mutuo soccorso. Ecco perché in questo reportage vediamo le levatrici: come Chanchalma, signora dai capelli bianchi china sul pancione di una paziente sul pavimento di una casa di villaggio. E quelle donne dallo sguardo attento, speranzoso, con matita e quaderno durante una lezione serale: la Academy è un aspetto importante dell’attività di Sewa, e insieme all’alfabetizzazione ci sono corsi di formazione politica, di educazione alla salute, di recupero scolastico, di formazione all’informatica e ai media elettronici.
Il reportage fotografico di Laura Salvinelli fa parte di un progetto comune: l’esperienza di Sewa è ampiamente riportata nel libro di Mariella Gramaglia Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo (Donzelli, 2008), basato sull’esperienza di collaborazione con Sewa nell’ambito di un progetto coordinato dalla Cgil. Foto di Salvinelli illustrano il libro, testi di Gramaglia accompagnano la mostra (al Palazzo Incontro, via dei Prefetti 22, fino al 18 gennaio).

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