2 Ottobre 2015
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La scomparsa di Carol Rama

di Maria cristina Nacosi

È mancata, pochi giorni fa, Olga Carol Rama, grande artista internazionale. È morta nella sua Torino, dov’era nata nel 1918, lasciando un vuoto enorme nel mondo dell’arte italiana e non solo, che perde una delle sue personalità più originali ed intense.

Autodidatta, aveva iniziato ad esporre nell’immediato dopoguerra sotto la Mole Antonelliana.

Aveva imparato a dipingere frequentando Felice Casorati, il pittore per antonomasia nella Torino tra le due guerre, che lei definiva ‘un gran signore’ – suo amico e sodale – ma aveva dovuto aspettare l’età adulta per la sua definitiva ed artistica ‘consacrazione’, superando le accuse di oscenità degli anni ’40, per la sua opera alla galleria Faber, Appassionata.

Fu amata ed apprezzata, a vario titolo, dal poeta Edoardo Sanguineti, da Corrado Levi, da Man Ray, Andy Warhol, Carlo Mollino e da Italo Calvino.

Eclettica per eccellenza, sperimentò in lungo e in largo gli spazi dell’arte, i più vari, passando dal disegno alla pittura, all’installazione e all’uso di materiali poveri.

Varie volte fu invitata alla Biennale di Venezia, la prima dopo la guerra, nel 1948.

Vi ritornerà nel 1950 e nel ’56 e poi ancora nel ’93, invitata da Achille Bonito Oliva che le dedicò una sala personale e, infine, nel 2003, anno della 50a edizione diretta da Francesco Bonami, dove ottenne il meritatissimo Leone d’oro alla carriera.

Ma Carol Rama era ‘di casa’ anche a Ferrara: fu, infatti, la protagonista indiscussa della IX Biennale Donna, tenutasi tra maggio e luglio del 2000 presso il Padiglione d’Arte Contemporanea situato all’interno del giardino di Palazzo Massari.

In parete opere dal 1936 al 2000.

Ammirevole la sua auto definizione: «Quando dipingo non ho nessun garbo professionale, nessuna gentilezza, non ho regole – affermava – Non ho mai seguito corsi regolari di pittura, né avuto un’educazione artistica, accademica. La mia insicurezza tecnica, il mio non avere un metodo, è diventato un aspetto del mio lavoro. E questo mi ha aiutato moltissimo, perché, al di là della tecnica, l’idea è sempre molto chiara».

Una mostra monografica di 200 opere, organizzata nell’ottobre 2014 dal Macba di Barcellona, proseguita nella primavera 2015 al Mam di Parigi, sarà ad Helsinki e Dublino, per approdare, ellitticamente e ‘fatalmente’, alla Gam di Torino, sua città natale, a fine 2016: un piccolo segno del suo grande ‘immortale’ passaggio.


(www.estense.com, 2/10/2015)

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