8 Dicembre 2012
Artribune

Cosenza è viva. E performante

 

Due giorni a Cosenza insieme a Tania Bruguera. Dopo il workshop, parte il weekend dedicato alla performance per il neonato festival VIVA. Otto artisti internazionali, per una Calabria che non si ferma. Abbiamo intervista la curatrice Cristiana Perrella per farci spiegare il progetto nei dettagli.
Scritto da Giovanni Viceconte

Mentre tutti gli operatori del mondo dell’arte si chiedono cosa fare in un periodo di crisi così profonda e caotica, la Regione Calabria ha le idee chiare e investe 3,5 milioni di euro di fondi europei per finanziare sette progetti – della durata biennale – dedicati all’arte contemporanea.
Fra di essi il VIVA Performance Lab, che vede il Maxxi invitato dal Comune di Cosenza come partner del progetto. Curato da Cristiana Perrella e dall’artista performer cubana Tania Bruguera, Viva vede come partner anche l’UNICAL – Università della Calabria e coinvolge il Comune di Altomonte, piccolo paesino del cosentino, che si distingue per il suo ricco patrimonio artistico e per le numerose attività artistiche-culturali.
L’evento di Cosenza è caratterizzato da un workshop – per otto giovani artisti, selezionati da un bando internazionale – partito sabato 1° dicembre, che si conclude alla vigilia dell’apertura del festival, che interessa tutta la cittadina l’8 e 9 dicembre.
Al festival della performance partecipa, insieme agli otto big invitati (Minerva Cuevas, Francesca Grilli, Núria Güell, Aníbal López, Yoshua Okón, Adrian Paci e Cesare Pietroiusti), anche Tania Bruguera, con un progetto inedito legato al territorio e alle sue problematiche, che si annuncia capace di coinvolgere non solo del pubblico presente al festival, ma l’intero territorio calabrese e non solo. Abbiamo rivolto alcune domande a Cristiana Perrella alla vigilia del festival.

Cristiana Perrella
Come si sviluppa il progetto e come mai la scelta della Bruguera per il festival di Cosenza?
Il progetto si articola in varie attività, di cui il festival è il culmine. La formazione è uno dei suoi focus principali, con il coinvolgimento di studenti delle superiori e universitari in una serie di laboratori e in un ciclo di lezioni sulla storia della performance, che mirano a rendere familiare ai più giovani questo modo di espressione artistica e a formare dei mediatori “peer to peer” che saranno coinvolti nel festival. C’è stato poi un workshop per artisti under 35, tenuto da Tania Bruguera, durante il quale i partecipanti hanno lavorato a un progetto di performance che sarà parte dell’evento finale e che vedrà la partecipazione, accanto ai giovani artisti, di otto artisti internazionali, alcuni già molto affermati, altri più giovani ma già con un lavoro definito e forte. Li accomuna l’interesse per l’azione nello spazio pubblico, che metta in discussione i codici che ordinano la nostra società: codici culturali, economici, comportamentali, politico-sociali.
La scelta di invitare Tania a co-curare questo progetto è stata in tal senso naturale: è una degli artisti che maggiormente ha lavorato a mettere l’arte a confronto con la realtà e che ha fatto dell’insegnamento e del rapporto con le generazioni più giovani un elemento organico e fondamentale della sua pratica artistica.
Questo festival è stato finanziato grazie al bando di 3,5 milioni di euro, dell’Unione Europea attraverso il Por 2007/2013 della Regione Calabria, per la realizzazione di eventi d’arte contemporanea. Quanto di concreto e tangibile un finanziamento così cospicuo e il Festival offrono al territorio?
Credo che l’efficacia di un investimento così straordinario sull’arte contemporanea, soprattutto in tempi come quelli che viviamo, dipenda molto dalla capacità di coordinare i vari progetti che vengono realizzati, di metterli in rete e di proporli insieme, favorendo sinergie e comunicazione, evitando le dispersioni di energie e cercando di lasciare segni duraturi, strutture che possano continuare ad esistere anche dopo l’esaurirsi dei finanziamenti.
Il festival nelle due edizioni che saranno realizzate grazie al finanziamento europeo vuole radicarsi il più possibile nel territorio, vuole coinvolgere, stimolare consapevolezza, fornire competenze, dare inizio ad un format che possa poi esser continuato anche in futuro.
Il workshop ha coinvolto alcuni giovani artisti, selezionati attraverso un bando pubblico internazionale. Chi sono e come si sviluppa il workshop?
Gli artisti sono MaraM (Napoli, 1979), Alessandro Fonte e Shawnette Poe (Polistena –RC, 1984; Varsavia, 1980), Luca Pucci (Assisi, 1984), Franco Ariaudo (Cuneo, 1979), Ioana Paun (Cluj-Napoca, 1984), Diego Cibelli (Napoli, 1987), Leonardo Zaccone – (Roma, 1978) Letizia Calori (Bologna, 1986) & Violette Maillard (Bourg La Reine, 1984). Il workshop si è sviluppato in un’alternanza di momenti di discussione individuale e collettiva dei progetti proposti dai partecipanti per il festival e di fasi dedicate alla produzione.
I giovani artisti in che modo si relazionano con gli artisti internazionali invitati al festival?
Il festival non ha gerarchie, il lavoro degli artisti giovani è presentato insieme a quello dei più affermati. Per Tania e per me è stato un punto molto importante unire tutti i lavori nel momento finale, portare anche i progetti più acerbi a poter dialogare alla pari con quelli più strutturati. Nella scelta degli artisti da invitare al festival abbiamo privilegiato quelli che avessero un interesse nell’insegnamento in modo da poter mettere più facilmente la loro esperienza in dialogo con il gruppo dei partecipanti al laboratorio. Yoshua Okon, ad esempio, ha avuto un ruolo importante per i più giovani.
Tra l’8 e il 9 dicembre nel centro storico di Cosenza otto artisti internazionali si confronteranno sul tema della performance. In che modo e quanto un festival dedicato alla performance può coinvolgere un pubblico come quello cosentino, poco abituato ai linguaggi dell’arte contemporanea?
Per la sua natura ibrida, che incorpora tante forme di espressione diverse, la sua tendenza a cancellare i confini tra diversi campi della cultura e l’impatto spesso molto forte e diretto, la performance credo sia la pratica artistica più adatta ad avvicinare e interessare un pubblico fatto di molti studenti e giovani, come quello cosentino, a suscitare una risposta e un dialogo rispetto a quanto verrà presentato da VIVA. La performance è una forma d’arte che esce dagli spazi deputati e si confronta con la vita quotidiana, con la realtà, che cerca le reazioni di un pubblico non necessariamente informato sui linguaggi dell’arte contemporanea.
In che misura le numerose attività legate al festival sono state recepite e hanno interessato gli artisti residenti, l’Università e i suoi studenti, gli operatori culturali e le scuole della cittadina Bruzia?
Finora abbiamo avuto una risposta entusiasmante soprattutto da parte dei più giovani, i ragazzi delle scuole superiori, che si sono incuriositi e hanno partecipato alle attività con grande attenzione. Anche le associazioni culturali cosentine, coinvolte con un forum di progettazione culturale e messe in contatto con Trans Europe Halles, la più importante rete europea di associazionismo, hanno risposto con grande partecipazione.
Cosa ci offre di diverso rispetto ad altri festival VIVA | Performance Lab?
L’interesse a preparare il terreno , a far sì che un evento del genere non giunga come un’invasione aliena sul territorio ma venga accolto con consapevolezza e partecipazione.
Qualche anticipazione sul programma del 2013.
Il programma del prossimo anno cercherà un rapporto ancora più stretto con il territorio.
Vorrei concludere questa intervista con una tuo pensiero sul ruolo della performance nella società creativa contemporanea.
Agiamo in un particolare momento storico in cui è richiesta una presa di coscienza della crisi del sistema sociale, prima che economico, in cui abbiamo vissuto finora ed energia rivolta al cambiamento. La performance, almeno nell’accezione con cui la presentiamo a Cosenza, è un linguaggio che manifesta un intenso interesse ad esser parte attiva della società, a guardare alla realtà con più consapevolezza. E questo mi sembra qualcosa di cui c’è molto bisogno.
Giovanni Viceconte
Cosenza // 8-9 dicembre 2012
VIVA | Performance Lab
a cura di Tania Bruguera e Cristiana Perrella
artisti: Tania Bruguera, Minerva Cuevas, Francesca Grilli, Núria Güell, Aníbal López, Yoshua Okón, Adrian Paci, Cesare Pietroiusti
www.facebook.com/VIVA.PerformanceLab

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