Anticipiamo dal volume edito da Quodlibet (pp. 442, euro32, da mercoledì nelle librerie), «Album», scritto nel 1994.
Esce finalmente anche in Italia il volume che raccoglie i diari e gli scritti della grande artista francese: «Se non si riesce ad abbandonareil passato allora bisogna ricrearlo. È quello che faccio da sempre»
di Louise Bourgeois
Molte persone sono ossessionate a tal punto dal passato che ne muoiono.
È l’atteggiamento del poeta che non trova mai il paradiso perduto, ed è in
effetti la condizione di quegli artisti che lavorano per una ragione che
nessuno riesce davvero a cogliere. Amenoche non cerchino di ricostruire
qualcosa del passato. È che il passato per alcuni ha unatale presa, una tale bellezza…
Mi chiamo Louise Josephine Bourgeois. Sono nata il 24 dicembre del 1911, a Parigi. Tutto il miolavoro degli ultimi cinquant’anni, tutti i miei soggetti hanno tratto ispirazione dalla mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perso la sua magia, non ha mai perso il suo mistero e non ha mai perso il suo dramma.
Lei amava mio padre. Così, come ho detto, scapparono insieme. Semplicemente se ne andarono.Dunque non erano sposati. Vivevano insieme, e naturalmente ebbero un figlio. Mio padre era piuttosto macho, e sfortunatamente per lui nacque una bambina. Sono sicura che
mia madre ne fu imbarazzata, anche se era una convinta femminista. Ma
l’imbarazzo non durò a lungo, perché la bimba morì.
Si sbrigarono a fare un altro figlio e – mioDio! – era di nuovo una bambina.
Era Henriette. Poi ebbero un’altra bambina, di nome Louise. Ero io! Così, capite, il mio arrivo rappresentò un’acuta delusione e mia madre deve aver pensato: «Come faccio a tenermi quest’uomo, dopo avergli dato tre figlie fem-
mine una dietro l’altra?».
Non le mancava l’immaginazione e disse: “Non vedi questa bimbetta? Le daremo il tuo nome. Non vedi che è il tuo ritratto sputato?”.
E mio padre rispose: “Ma sì, hai ragione. È molto carina ed è identica a me”. E così me la sono cavata, vedete, ma lui mi fece capire che dovevo realizzare il suo sogno di avere un discendente di successo.
Avrei dovuto farmi perdonare il fatto di essere femmina. Mio fratello è nato dopo, naturalmente. È stato lui, in un certo senso, a determinare i miei gusti in fatto di uomini, nel senso che m’innamoro di buoni a nulla che si aspettano il mio aiuto; in effetti, tutti gli uomini della mia famiglia si aspettavano che le donne li guardassero con ammirazione e lavorassero per loro. Erano uomini molto affascinanti. In famiglia le forti erano le donne.
Mio padre voleva davvero bene a suo fratello, Désiré. Sono molto diversi: Désiré era più grande e aveva già due figli. Era stato arruolato nell’esercito. Désiré fu ucciso nella prima settimana di guerra. Questo fatto ha trasformato mio padre. Non so bene come, decise di andar volontario. Beh, comunque partì.
Non appena partì, mia madre diventò isterica. Prese a seguirlo di accampamento in accampamento e mi trascinava. con lei.
Lui venne ferito e finì a Chartres, nell’ospedale locale.
Ecco l’amante che si pavoneggia, tutta in bianco. Comparve subito dopo la guerra, arrivò nel 1922. Fu introdotta nella famiglia come istitutrice per Pierre e me. E andava à letto con mio padre. Il fatto è che Sadie viveva in casa. E c’è rimasta per dieci anni – gli anni formativi, per mia sorella e per me. Nella mia vita, la storia di Sadie è importante quasi quanto quella di mia madre. La motivazione del mio lavoro è la reazione negativa verso di lei.
Ciò dimostra come sia proprio la rabbia a spingermi a lavorare. Non sono molto brava a parlare dell’amante perché ora, a distanza di mezzo secolo, ho superato l’influenza che ha avuto su di noi e posso pensare a lei con più equilibrio. Dunque, non riesco ad appassionarmi troppo alla questione, né a esserne turbata.
Sadie, era stata assunta per insegnarmi l’inglese. Pensavo che mi avrebbe voluto bene. Invece mi ha tradita.
Ora mi chiederete: Come mai in una famiglia della media borghesia l’amante faceva parte dell’arredamento? Beh, la ragione è che mia madre lo tollerava! Ed è questo il mistero.
Non sono stata tradita solo da mio padre, dannazione, ma anche da lei. Fu un doppio tradimento. Mi spiace infiammarmi tanto, ma ancora ne subisco l’effetto. Ancora.
Mio padre mi ha tradito perché non è stato quel che avrebbe dovuto essere. Prima di tutto ci ha abbandonato per andare in guerra e poi si è trovato un’altra donna e l’ha portata in casa. È solo un fatto di … regole del gioco. E in una famiglia le regole del gioco prevedono un minimo di conformismo.
Allora, da tutta questa chiacchierata ciò che viene fuori è che io rifiuto di lasciar andare questo periodo. Perché, sebbene fosse molto dolorosa sotto certi aspetti, era la vita stessa.
Nel 1955 o 1956 sono tornata. Volevo rivedere la casa. E l’ho trovata. Era completamente diversa … Aveva cambiato carattere … Ci vivevano quindici o venti famiglie diverse.
Non dico che fosse triste – era solo diverso. Sono tornata con i miei figli e … mi sono sentita meglio. Volevo vederla, avevo bisogno di rivederla, l’ho visitata e mi sono sentita meglio. Ecco tutto. Vedete, la vita va avanti e non possiamo farci nulla.
Oggi nel mio lavoro c’è una forte motivazione sentimentale, ma è trattenuta da una sorta di riserbo formale. Le due cose devono andare insieme. La motivazione è sentimentale e omicida, o comunque la si voglia chiamare, ma la forma deve essere assolutamente rigorosa e pura.
Non è una motivazione conscia. È una motivazione inconscia. Dopo aver finito un lavoro, ci si dice: «Ah, I mio Dio! Ecco cosa intendevo!».
Non si può fermare il presente.
Ogni giorno bisogna abbandonare il proprio passato. E accettarlo. E se non si riesce ad accettarlo, allora bisogna fare lo scultore! In qualche modo bisogna provvedere. Se rifiutate di abbandonare il passato allora dovete ricrearlo.
È ciò che faccio da sempre .