11 Novembre 2017

“Tutto è come sembra”: Loredana Longo

di Francesca Pasini

 

La schiavitù dell’immagine influenza a tal punto la percezione che Tutto è come sembra. Un’affermazione che, invertendo quella abituale, “le cose non sono come sembrano”, ispira a Loredana Longo l’idea di una duplice prigionia. Quella che ci rinchiude nel rispecchiamento tra sé e sé, e quella che, viceversa, legandoci alle immagini altrui, impedisce di riconoscere la propria.

La figura che ha creato per la Quarta Vetrina tiene insieme le sbarre e lo specchio: due elementi che congiungono esterno e interno, protezione e segregazione. Fino a che punto chi viene rinchiuso non interferisce con chi è libero? E chi è libero fino a che punto non subisce l’influenza di chi è rinchiuso? Quando, come possiamo affermare che tutto è come sembra? Forse non si tratta di dare una risposta, ma di capire in che modo la relazione esterno/interno guida il sentimento di libertà.

Sul vetro sono disposte quattordici sbarre, sulle quali, dall’interno, è appoggiato uno specchio doppio. Così chi passa davanti alla vetrina si vede riflesso dietro le sbarre; mentre chi entra, si rispecchia nell’intera stanza che, in quel momento, sembra circondata da sbarre.
Tutto è come sembra: prigionieri dell’immagine di sé dall’esterno e dall’interno.

I led che circondano la vetrina hanno ricordato a Loredana Longo le lampadine attorno allo specchio dei camerini teatrali e ha trasferito la dinamica di controllo della propria immagine, specifica di attori e attrici, in una metafora della libertà quotidiana. Le sbarre indicano che tra le cose, le immagini, i pensieri c’è un riflesso continuo in cui si vedono anche gli impedimenti. Mentre lo specchio, imprigionandoti nella tua stessa immagine, impedisce un libero confronto con tutto ciò che è altro da sé.

“Io non sono libera, io mi sento libera”. Dichiara Loredana Longo.

Questa inversione tra “sono e mi sento”, è sintomatica del processo di identificazione: non è mai dato una volta per tutte, ci sono regole e ordini da riconoscere, verità e libertà per cui battersi, difese e conflitti da sostenere. Assumere che tutto è come sembra, non elimina questi passaggi, purché si abbia la chiave per aprire, di volta in volta, la prigione di se stessi o delle idee altrui.

Questa figura supera la storica antinomia libertà-segregazione perché, nel momento in cui tutto è come sembra e trovandoci alla Libreria delle donne di Milano, riflette la differenza e apre la dinamica nella dualità vero/falso, libertà/reclusione. Così viene alla ribalta un’immagine di sé in cui sentirsi liberi di assumere il riflesso dell’altro/a e proiettare il proprio.

 

(www.libreriadelledonne.it, 11/11/2017)

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