di Michela Spera, Fiom nazionale
“Ci prendiamo la libertà di appropriarci della parola lavoro e ne ripensiamo radicalmente il senso”. >
Immagina che il lavoro
#Senzagiridiboa”: donne che sul lavoro vogliono cambiare tutto
di #Senzagiridiboa
Era la fresca sera del 4 maggio 2022, alle 20. Tutto nasce da un messaggio su una chat WhatsApp: «Avete sentito le parole della Franchi? Dobbiamo reagire, fare qualcosa!». >
La ricerca della felicità (al lavoro)
di Giordana Masotto
Relazioni ed emozioni oltre la performance >
Noémi Aubry, un magnetofono e tre generazioni
di Maria Grosso
«Hai lavorato legalmente in Francia?». «Ho lavorato tanto per una signora, facevo la sarta e anche le pulizie». «Ma hai mai avuto una busta paga francese?». «No». «Hai ricevuto la pensione?». «No». «E in Italia?». «Ho lavorato cinque anni in fabbrica senza mai avere una busta paga, poi ho lavorato nei campi ma neanche là mettevano in regola…». >
Prima a casa ad accendere il camino, poi al lavoro h24
di Mariangela Mianiti
Che sia stata strumentalizzata o fraintesa, come sostiene lei, Elisabetta Franchi un risultato lo ha ottenuto. Le giovani donne, come le cinque che ho accanto in pausa pranzo a Milano, stanno discutendo di quanto sia complicato conciliare lavoro e maternità, perché è sempre quella la questione dirimente nella vita di una donna italiana. Fai figli o carriera? >
Ricerca sulla violenza sul luogo di lavoro
di Anita Cainelli
Negli ultimi 30 anni è stato registrato un aumento esponenziale dei rischi psicosociali e di episodi di violenza (fisica o psicologica) e molestie sul luogo di lavoro (Balducci e Fraccaroli, 2019). >
Smart working, decelerare è un’aspirazione più che una certezza
di Sandra Burchi
In questi giorni fra gli aggiornamenti che riguardano la cosiddetta fine dello stato di emergenza ci aspettavamo anche quelli che riguardano lo smart working o lavoro agile. Uscire dallo stato di emergenza per questa modalità di lavoro, a cui ci siamo collettivamente abituati dal marzo 2020, significa uscire dal sistema di semplificazioni che ne hanno permesso un’applicazione così estesa e accelerata, non proprio lineare. >
Marina Ovsyannikova: «Non potevo restare in silenzio»
di Marco Imarisio
Marina Ovsyannikova parla, finché potrà farlo. E accanto all’ovvia preoccupazione sul futuro suo e dei suoi soldi, racconta in un incontro con la Reuters com’è nata la protesta contro la guerra in diretta durante il telegiornale della sera, che l’ha fatta diventare un’eroina in tutto il mondo, anche se lei ribadisce di non sentirsi tale. >