14 Ottobre 2022

La questione maschile vista da un uomo

di Umberto Varischio


Nel suo intervento La questione maschile, pubblicato sul sito della Libreria delle donne di Milano, Laura Colombo pone alcune domande che riguardano noi uomini. In previsione della discussione che si terrà durante un appuntamento del “Grande seminario” annuale di Diotima, cercherò qui di riassumerle e tenterò di dare a qualcuna una risposta. Colombo si chiede e ci chiede: se una parte degli uomini è cambiata, da cosa possiamo vedere il loro cambiamento? E se una parte degli uomini sono cambiati, lo sono anche nel profondo? E ancora: come è possibile spostare gli uomini dalla loro posizione egocentrica, quella che chiede disperatamente conferme femminili fino alle molestie e alla morte? È necessario pensare a qualcosa come degli “stati generali della maschilità”? Nelle risposte che riuscirò a dare partirò da me, dalla mia esperienza e dalla mia parzialità, di uomo e di individuo.

Dico subito che non vedo la risposta in eventi come quelli definiti “stati generali della maschilità”. Dichiarazioni maschili contro la violenza, per il riconoscimento della libertà e dell’autorità femminile e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne, solo assolutamente necessarie, ma non possono essere fatte, oltre che praticate quotidianamente, solo in riunioni o discussioni, ma debbono avere anche una visibilità pubblica, per il loro rilievo politico e simbolico. I miei dubbi su iniziative del genere mi sollecitano a porre alcune domande: quanti altri uomini potrebbero sentirsi messi in discussione o si sentirebbero di mettersi in discussione solo per aver sentito parlare di questi argomenti? Quanti uomini si possono raggiungere e coinvolgere con iniziative di questo genere? L’esperienza di questi ultimi vent’anni, anche se hanno visto nascere diverse importanti proposte, alcune locali e una nazionale (MaschilePlurale), mi hanno insegnato che queste prese di posizione pubbliche e collettive non bastano. Bisogna farle, ma non sono un dispositivo che genera di per sé consapevolezza.

Per fare un esempio, la dichiarazione che la libertà femminile è un guadagno anche per noi uomini è sembrata un’affermazione chiave che poteva spingere gli uomini fare passi avanti sul piano della messa in discussione del potere patriarcale, e verso una prospettiva che avrebbe potuto dare maggiore libertà anche a noi. Anche qui, intendiamoci, ho provato nella mia esperienza di vita che è effettivamente così, ma questa consapevolezza non è stata l’inizio di un cammino, ma sua la tappa finale. Il prodotto di tutta una serie di conflitti (anche interiori), di gioie e dolori, di rabbia e felicità che il confronto con donne, a livello personale e pubblico, hanno comportato per me. Un passaggio essenziale per raggiungere questa consapevolezza sono state le esperienze di autocoscienza maschile, che ho cercato e trovato in momenti della mia vita in cui ogni progresso mi sembrava inibito. Mi sono servite, per esempio, ad affrontare il mio rapporto con la sessualità e la mia pulsione ad andare “oltre il limite” come ho raccontato in un contributo pubblicato sul sito della Libreria.

Un’altra questione posta da Laura Colombo riguarda come muovere gli uomini «dalla loro posizione egocentrica, quella che chiede disperatamente conferme femminili», posizione che può portare all’estremo a molestie, violenze e al femminicidio. Un comportamento su cui mi sono interrogato a lungo da quando l’ho riconosciuto sia nella mia vita relazionale sia nel confronto con donne del femminismo in generale e in particolare con quello della differenza. Confronto che mi ha visto, in alcune occasioni, pormi in una posizione di rabbia e di frustrazione quando mi sembrava di vivere una situazione di mancanza di conferme. Per un certo periodo ho cercato di negare la mia dipendenza da queste conferme, adducendo con me stesso spiegazioni autobiografiche che però sono una scorciatoia o peggio una rimozione e non possono spiegare le mie reazioni. Sono riuscito a superare queste reazioni grazie al confronto continuo con queste donne e alla mia scelta di accettare la mia dipendenza e di non rimanere a macerarmi nella autocommiserazione, ma cercando di rilanciare la relazione politica.

Queste precedenti esperienze mi hanno messo a confronto con la domanda di quanto io sia cambiato nel profondo e se questo cambiamento non sia solo qualcosa di esteriore. Questo è un aspetto difficile da affrontare, almeno per me; nelle situazioni che ho prima descritto sono consapevole di non avere superato le pulsioni e le reazioni di cui parlavo, e non so fino a che punto possa, più che voglia, superarle. Io, come altri, sono nato e cresciuto in una società profondamente patriarcale che non solo mi ha condizionato psicologicamente, ma è entrata in me profondamente, potrei dire “nelle viscere” e non penso, onestamente, di essere in grado di andare oltre questo condizionamento. I giovani uomini che stanno crescendo o che nasceranno in futuro forse potranno sfuggire a questo tipo di condizionamento profondo e riusciranno a superare anche nel profondo queste pulsioni. Io mi pongo come mio obiettivo realistico e concreto quello di controllarle, essendo cosciente che in alcune occasioni potrei perdere questo controllo, come in passato mi è capitato, anche se da tempo non mi succede più. Sono convinto che metterle sotto controllo, il che non vuol dire assolutamente reprimerle, restando consapevole della loro esistenza, sia per me e alla mia età, un obiettivo. Forse questa non è una risposta completamente soddisfacente, ma preferisco essere cosciente dei miei limiti piuttosto che cercare di superarli in modo velleitario una volta per tutte. Preferisco avere la coscienza anche di questo “limite” per meglio trovare una mia strada particolare e parziale verso la conoscenza di me e la consapevolezza.

Quindi, a partire dal mio vissuto, penso che il cambiamento sostanziale più che da occasioni pubbliche possa venire dai momenti di autocoscienza maschile che mi sembra siano diventando più diffusi, almeno a livello giovanile. Solo questi potranno portare, attraverso percorsi che ogni uomo dovrà scegliere, se non a una soluzione della “questione maschile”, almeno a renderla meno distruttiva. Una pratica accompagnata da una continua ricerca di consapevolezza e da una costante attenzione alla relazione politica con donne, singole e non.


(www.libreriadelledonne.it, 14 ottobre 2022)

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