18 Marzo 2021

Per lo meno discutiamone: PMA (procreazione medicalmente assistita) e dintorni

di Paola Mammani


Sette, settimanale del Corriere della Sera del 12 marzo scorso, dedica un accurato servizio a una recente sentenza. Introducendo i commenti di Chiara Lalli, docente di Bioetica alla Sapienza di Roma, e di Carlo Rimini, ordinario di Diritto privato all’Università di Milano, il giornalista Flavio Bufi così riepiloga i fatti: «Nei giorni scorsi il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha accolto l’istanza di una donna che chiedeva di poter ricevere, nonostante il parere contrario dell’ex marito, l’impianto degli embrioni creati con il coniuge prima della separazione e poi crioconservati. La sentenza emessa dai giudici casertani è la prima in Italia che sancisce il diritto della donna a procedere alla procreazione medicalmente assistita anche se l’uomo con cui ha creato gli embrioni non vuole più diventare padre». Il giornalista riporta infine un commento della donna protagonista della vicenda giudiziaria: «[…] spero di aver fatto qualcosa anche per tutte le altre donne che si trovano nella mia stessa situazione».

Ora, che la signora possa essere contenta di quanto ha ottenuto è quasi ovvio dal momento che si è sobbarcata l’onere della procedura giudiziaria. Ipotizzo però che le abbia lasciato anche dell’amaro in bocca quel costringere un uomo a diventare padre controvoglia e per questo non comprendo perché ritenga addirittura di aver fatto qualche cosa di buono per le altre che si trovano nella sua stessa situazione.

Con l’augurio che abbia fatto davvero qualche cosa di buono almeno per se stessa e soprattutto per la sua creatura, credo non abbia fatto invece nulla di buono per me e per molte altre. Certo, io non ho voluto figli nella mia vita e non ho embrioni crioconservati da qualche parte, quindi il suo augurio non è rivolto a me. Ma appartengo al suo stesso sesso e questo ci lega comunque. Nell’inseguire il suo desiderio, al di là delle possibilità più immediate che la vita le ha offerto, lei si è consegnata alla tecnologia della procreazione e con questo ha consegnato anche alla legge e al diritto una delle forme e delle materie più intime e preziose che possano correre tra una donna e un uomo: quella contrattazione, quell’asimmetrico affidamento che li porta a decidere di diventare assieme madre e padre. E tutte ne soffriamo se il terreno della libertà viene eroso dalla forza del diritto.

Non le basta, amica mia, di avercela fatta, visto che così, con queste modalità lo ha voluto? Deve proprio figurarsi come un’eroina che afferma l’ennesimo diritto per sé e per altre? Per lo meno discutiamone.


(www.libreriadelledonne.it, 18 marzo 2021)

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