15 Gennaio 2006
il manifesto

194, il trucco per aggirarla

Bianca la Monica*
Nessuno lo dice, ma l’obiettivo finale dell’offensiva della destra è proprio quello di cancellare la legislazione sull’aborto. Anche Casini smentisce l’intento, ma poi rispunta l’idea del controllo dei consultori >

14 Gennaio 2006
il manifesto

A casa di Ilaria, in cerca di futuro

Manuela Cartosio

Giovani e precarie parteciperanno alla manifestazione di sabato a Milano per difendere la 194 e per dire che la precarietà non deve essere «l’anticoncezionale del futuro». Per le donne cococo, cocopro, partite Iva, assunte a termine, fare un figlio è un lusso impossibile. >

12 Gennaio 2006
il manifesto

A chi tocca bucare il silenzio

Ida Dominijanni
«Usciamo dal silenzio», lo slogan che ha accompagnato la preparazione delle manifestazione sull’aborto di sabato prossimo a Milano in concomitanza con quella sui Pacs a Roma, è uno slogan da discutere. In verità sull’aborto, e su una vasta materia connessa che riguarda la procreazione e la sessualità, dal silenzio le donne sono uscite più di trent’anni fa, e non ci sono mai più rientrate. >

12 Gennaio 2006
Il Manifesto

14 gennaio: due manifestazioni necessarie perchè ci sentiamo eccentriche

Gruppo “Soggettività Lesbica”
Proviamo sentimenti contrastanti rispetto alle due manifestazioni del 14 gennaio. Certamente ci riguardano entrambe ma, nello stesso tempo, avvertiamo una distanza che ci fa sentire, ancora una volta, “soggetti eccentrici” – come scrive Teresa De Lauretis – cioè in posizione laterale, fuori centro.
Perchè? >

9 Dicembre 2005
la Repubblica

“Il femminismo toglie dignità alla donna”

Marco Politi
Femministe sotto attacco nell´omelia che l´arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra dedica alla Madonna Immacolata. Sul banco dell´accusa mette «l´ideologia femminista», colpevole di aver costretto la donna a vivere in situazioni contrarie a dignità. >

3 Dicembre 2005
la Repubblica

Le donne colpevolizzate

Natalia Aspesi
Si resta frastornati dal fiorire di proposte per convincere le donne a non ricorrere all´interruzione di gravidanza prevista dalla legge 194, da giorni sotto tiro clericoparlamentare: soldi, pochi, durante la gravidanza, oppure soldi, pochi e una tantum, alla nascita, soldi solo alle donne di provata indigenza, oppure soldi a tutte, anche a quelle che già da mesi in vista del lieto evento hanno prenotato a caro prezzo una nanny abilitata solitamente a far crescere piccini di gran casato: e meno male che è stata chiesta dalla sinistra anche la tutela alla maternità per le disoccupate e le lavoratrici a tempo determinato, che oggi quindi, e in tanti distratti non lo si sapeva, non hanno alcun diritto e vengono ancora considerate noiose portatrici di bambini in dovere di arrangiarsi da sole. >

29 Novembre 2005
la Repubblica

Dentro il corpo di tutte le donne

Luce Irigaray
Chi può decidere, se non la donna stessa, se sia in grado o meno di ospitare un altro dentro di sé? Imporre l´ospitalità a chi non la desidera, o a chi non si sente di offrirla, equivale a fare violenza. Chiamiamo questa violenza “occupazione” quando siamo costretti a tollerare nel nostro paese, nella nostra città, perfino nella nostra casa persone che non sono state invitate a venire ad abitare con noi. Fino a ora, non avevamo immaginato una parola che designasse ciò che prova una donna che scopre di avere in sé un ospite che non ha invitato, per di più un ospite con cui deve condividere non solo uno spazio esterno, ma il proprio corpo, il proprio sangue. >

27 Novembre 2005
Liberazione

I troppi silenzi dietro l’aborto

Lea Melandri
Dell’aborto e delle questioni legate alla maternità – legge 194, pillola abortiva, consultori e movimento per la vita, adozione degli embrioni – parlano oggi all’impazzata le massime autorità della Chiesa, dello Stato, della medicina, della giurisprudenza, della cultura e dell’informazione. Tacciono le dirette interessate, le donne che si sono già trovate o che potrebbero trovarsi nella condizione di dover rinunciare a una maternità e quelle che, pur non avendo mai abortito o non avendo più questo problema, ritengono comunque di dover sostenere la scelta delle proprie simili. >