di Roberta De Monticelli
Israele a processo davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. E la pronunzia di quel nome terribile che squarcia tutti i tabù e gli interdetti, genocidio, suscitando raffiche di riprovazioni e negazioni sparate dai politici, israeliani e no. >
Dalla stampa
Per un pugno di uomini
di Giulia Caminito
Quando ero in quinta elementare nella nostra classe c’era un bambino di nome P. >
La regina di Danimarca che abdica: ecco perché esserle grati
di Umberto Folena
Ci sono due motivi per essere grati a Margherita II di Danimarca, domani ex regina, o forse regina emerita, comunque non più sovrana del suo piccolo regno del nord >
Maria Gaetana Agnesi, la bambina prodigio dei salotti milanesi: un’anima che univa matematica e carità
di Maria Luisa Agnese
Una mente brillante fiorita nel ’700, e apprezzata in tutta Europa. A ventun anni già voleva farsi monaca ma gli obblighi famigliari prevalsero sulla vocazione. Rifiutò una cattedra universitaria a Bologna per stare tra i bisognosi e i malati come infermiera >
Il “no” alla guerra, in Russia. Il coraggio delle donne
di Raffaella Chiodo Karpinsky
Le donne lasciano un segno sulle guerre di Putin. Le madri dei soldati guidate da Valentina Melnikova hanno saputo mettere in crisi il potere sovietico e poi russo nelle sue diverse stagioni politiche e storiche. >
Iran, il 2023 della rivolta delle donne. Almeno 18 sono state giustiziate da inizio anno
di Micol Maccario
«Nessuno può prevedere come inizia una rivoluzione. Né può sapere quando un’ingiustizia farà in modo che la furia di un popolo superi la sua paura» >
Sentinelle sociali contro la violenza sulle donne. Uomini, ora tocca a voi
di Paola Centomo
Spinta dal coraggio e dall’esempio di Gino Cecchettin, nei cortei del 25 novembre c’è stata per la prima volta un’alta partecipazione maschile. Un episodio che va oltre l’onda dell’emozione e segna il primo, timido passo di un cambiamento. Ce lo spiegano alcuni di loro, impegnati a vario titolo a operare un salto di qualità. Convinti che, «anche se si è persone perbene, si fa parte di un genere che la violenza la esercita» >
Tal non è da solo: “Molti giovani rifiutano la violenza, ma in silenzio”
di Michela A.G. Iaccarino
«Ci chiamiamo Mesarvot, vuol dire “noi rifiutiamo” declinato al femminile, perché siamo anche un’organizzazione femminista», dice al telefono il portavoce della rete di obiettori di coscienza israeliani di cui fa parte Tal Mitnick, il giovanissimo refusnik che ha rifiutato di indossare la divisa perché «un massacro non mette fine a un altro massacro». >