4 Marzo 2021
#VD3

Donne e potere. Una lettera di Cristiana Fischer


Cara Clara,

in Differenza e differenze tra donne (VD3, 20 febbraio 2021) fai una osservazione preziosa: la differenza in un’altra donna non si presuppone, ma riguarda me, è la mia pratica politica, la differenza la faccio nel momento in cui mi metto in relazione con un’altra donna, proprio sapendo che è una donna.

Non capisco però come risolvi il problema tra il “passaggio da indagare, sulla questione del potere” e “la questione venuta fuori” con la lettera che ha scritto Luisa Muraro il 31 dicembre alle due ministre di Italia Viva a proposito della crisi di governo scatenata da Renzi.

La lettera di Luisa propone di migliorare autorevolmente il lavoro del governo senza aderire a un particolare schieramento partitico, un passaggio in avanti simbolico, per una “indipendenza dalla politica che mira al potere”.

Anche Fulvia Bandoli scrive, riferendosi a una immagine ascoltata da Luisa, che una donna può entrare nel “territorio del diavolo” della politica corrente “basandosi sulla forza che può venirle solo dalle relazioni con altre”. C’è libertà a starne dentro, nei rapporti di cui scrive Fulvia Bandoli, “se acquisisci piena consapevolezza che la tua libertà risiede nella relazione con le altre donne quella resta per sempre la tua misura. E se questa misura diventa la pratica di tante donne immette un’altra realtà anche nel territorio del potere e dei partiti e comincia a risignificarli” (Un’altra realtà nel territorio del potere, VD3, 20 febbraio 2021).

Le due ministre però hanno risposto insieme alla lettera di Luisa, per rivendicare – insieme – la loro scelta libera. La questione infatti è di politica concreta: perché interesse del paese sarebbe non rompere il governo piuttosto che, viceversa, romperlo? Le due ministre si dicono convinte che interesse del paese sia cambiare il governo e per questo hanno sostenuto l’azione del partito cui appartengono. Operano perciò sul terreno delle logiche di potere, affondamento e spartizione. Tu, Clara, ipotizzi che nella famosa conferenza stampa abbiano taciuto per non lasciarsi sfuggire un possibile dissenso nei confronti di Renzi. Ma potrebbe essere anche che non volessero farsi sfuggire informazioni circa l’esistenza del piano, di cui condividevano la strategia, ma si sentivano meno abili a dissimularla. Oppure il loro silenzio banalmente potrebbe rispondere a una pratica per cui parla di solito una/un responsabile, le altre o gli altri partecipano in silenzio solo per mostrare adesione. 

Hanno aggiunto comunque una osservazione piuttosto pesante circa l’accusa di essere succube del capo: è un “maleficio che sembra colpire molte donne che scelgono la politica e ambiscono a ruoli apicali”. (Viene facile collegare ora questa frase alla mancanza di ministre del pd nel nuovo governo.)

Oppure, per mostrarsi libere, avrebbero comunque dovuto stare fuori da una politica che mira al potere? 

Come poi scrivi tu, Clara, c’è un elemento chiave da considerare: come fanno le donne a diventare “regine” se ora il potere non si muove più entro filiere parentali ma passa anche attraverso logiche di spartizione del potere?

Ciao

Cristiana


(Via Dogana 3, www.libreriadelledonne.it, 4 marzo 2021)

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