di Claudia Bruno
Attraversare Queen Victoria Street, a Londra, in un pomeriggio qualsiasi, e trovarsi inaspettatamente davanti Forgotten Streams potrebbe richiamare alla mente le parole che Anna Maria Ortese affidava alle pagine della sua raccolta Corpo celeste, nell’aprile del ’97 >
Archivio dell'autore: Massimo Lizzi
George Orwell, padre single
di Giada Storelli
Nel gennaio 2014, sul sito web della Bbc, apparve un articolo dal titolo “Whatever happened to the term New Man?” a firma del giornalista Tom de Castella. >
La sedia vuota di Narges Mohammadi e il grido di tutte
di Antonella Mariani
La sedia che domenica 10 dicembre a Oslo resterà vuota durante la consegna del Premio Nobel per la Pace renderà evidente al mondo la ferocia del regime iraniano, che punisce duramente i suoi cittadini, e in particolar modo le donne, per il loro anelito di libertà. >
Indipendenza e libertà
di Clara Jourdan
In un recente articolo, Donne e lavoro, l’Italia resta indietro. Senza indipendenza non c’è libertà, (La Stampa, 27 novembre 2023) Elsa Fornero afferma giustamente l’importanza dell’indipendenza per essere libere. >
Manager sotto pressione. Ma uno spazio per agire c’è sempre
di Luisa Pogliana
Per anni noi donne abbiamo portato una nuova visione nel management, attente agli essenziali equilibri di potere in campo. >
Il sonno dell’emozione genera mostri
di autrice anonima
Com’è stato accolto nelle scuole italiane il minuto di silenzio per Giulia Cecchettin? E qual è il vero volto della mascolinità tossica che non riusciamo a vedere? Per capirlo bisogna partire da un dato: la fragilità dell’identità maschile. >
Cos’ha insegnato ai maschi Gino Cecchettin nel suo discorso ai funerali della figlia Giulia
di Jennifer Guerra
Sono tanti anni che si parla di come contrastare la violenza sulle donne e di genere ma, per la prima volta, il femminicidio di Giulia Cecchettin ha consentito di porsi una domanda diversa dalle solite. >
Un tornante nella storia: perché l’assassinio di Giulia, e il discorso del padre, hanno cambiato le cose
di Aldo Cazzullo
Nel 1965, Franca Viola, che non aveva ancora compiuto diciotto anni, fu violentata dal nipote di un boss mafioso. Secondo le consuetudini del tempo, avrebbe dovuto sposarlo: il matrimonio riparatore. Lei rifiutò, e i genitori si schierarono dalla sua parte. Il padre chiese l’aiuto della polizia. L’aggressore non vide estinto il reato, come sarebbe accaduto se Franca si fosse piegata al matrimonio; finì in carcere. «L’onore lo perde chi fa certe cose, non chi le subisce» disse la ragazza. >